
Ormai è nell’uso comune la parola sostenibilità. Molti iniziano a comprenderne a fondo il significato ma ancora troppo pochi si stanno effettivamente muovendo per adeguarsi alle nuove esigenze.
Per quello che concerne il mondo del business la nuova dichiarazione non finanziaria, la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) si renderà obbligatoria per 50mila aziende ma secondo le stime le società coinvolte saranno molte di più. Questo perché le aziende capofiliera stanno chiedendo a quelle fornitrici di allinearsi ai criteri di sostenibilità. Inoltre le banche pretendono con sempre più frequenza il rispetto dei parametri ESG come conditio sine qua non per accedere al credito.
Con questo scenario diventa inevitabile capire come muoversi per riuscire a non rimanere indietro. Non solo le aziende, anche i singoli impiegati, quadri, dirigenti, professionisti dovrebbero sentire l’urgenza di sapere cosa fare per farsi trovare pronti quando questa ondata green li investirà. Qualora non lo abbia già fatto!
La formazione in ambito ESG è una materia complessa e vasta, per questo è necessario prima di tutto avere un quadro generale delle complessità/opportunità che si innescano una volta che si approccia questo mondo. In base alla professionalità di ogni singolo e/o al core business dell’azienda per cui lavora il necessario percorso formativo tenderà a richiedere approfondimenti diversificati.
Esistono metodologie per l’analisi del business di un’azienda e di come questo si relazioni con i suoi stakeholder. Questi studi si vanno affinando nel corso degli anni e proprio nella sopracitata CSRD viene spiegato il concetto di doppia materialità, ovvero una analisi che permette di isolare tematiche potenzialmente rilevanti per l’azienda e per i suoi stakeholder accostando l’analisi finanziaria a quella d’impatto. Di conseguenza l’andamento economico di una azienda viene ulteriormente legato a quello della sostenibilità del suo business. Un investitore potrebbe per esempio decidere di non finanziare una società in base al volume di emissioni di CO2 ritenendole un rischio economico (per esempio possibili multe sempre più pesanti).
Si tratta solo di un esempio che rende bene l’idea di come la conoscenza possa non solo aiutare ad evitare di rendere il proprio modello di business obsoleto, ma anche agevolare il rinnovamento e migliorare la capacità di individuare potenziale sviluppo.
Argomenti come l’economia circolare, l’energia rinnovabile, la forestizzazione, la salvaguardia delle biodiversità, oltre alla sopracitata gestione delle emissioni di co2 devono essere studiati e poi affrontati a stretto giro di posta.
Formarsi adesso, per le aziende anche di piccole dimensioni e per ogni singolo professionista, rappresenta la grande occasione di farsi trovare pronti quando saranno costretti alla compliance.
Una nuova impostazione che dovrebbe essere introdotta nelle scuole e nelle università in pianta stabile e con grande enfasi se in futuro si vorrà stabilmente mantenere la rotta del business sostenibile. Sfortunatamente il grave ritardo ci obbliga a seguir il percorso inverso, ovvero formare oggi la classe dirigente e in generale operativa per invertire la rotta alla svelta.
I governi e le istituzioni, sia pure in colpevolissimo ritardo, lo hanno capito. Ora sta a te che hai a cuore la tua azienda, il tuo lavoro, la tua professionalità, prima ancora del tuo pianeta e della tua specie, capire che è giunto il momento di sapere che quello che c’è da sapere per rendere sostenibile il tuo futuro e quello di chi ti sta accanto.