Qualche settimana fa Mario Draghi ha affrontato il nodo della trasformazione digitale delle pubbliche amministrazioni.  Una priorità del governo e una questione urgente che incrocia fenomeni sin qui approcciati più nella forma che nella sostanza.

Dall’indice Desi 2020 emerge che l’Italia sconta un basso livello di interazione online tra autorità pubbliche e cittadini. Se gli Stati membri hanno ampio spazio per migliorarsi, l’Italia su questo ha davanti a sé praterie.  Non solo nei suoi rapporti con i cittadini, ma anche nei suoi rapporti “interni”. Ci sono ancora casi di amministrazioni che chiedono al cittadino l’autocertificazione e questo è ancora considerato una conquista. Quando lo standard dovrebbe essere che le informazioni che le servono la PA se le trova da sola al suo interno con un click. Ricordiamoci che la legge che ha introdotto l’autocertificazione e del 1968. cinquantatré anni fa! Nel XXI secolo dovrebbe essere tutto on line e paperless. Ma così non è.

Le tecnologie digitali consentono di sviluppare l’efficienza dell’azione amministrativa, con indubbi vantaggi in termini di accountability del settore pubblico. Un pezzo importante di questo cambiamento è rappresentato dagli open-data: una innovazione nell’uso di un bene di utilità specifica per il cittadino o l’impresa. Con l’aggiunta che è anche una opportunità per rendere più trasparente l’azione della pubblica amministrazione. È recente il caso dei dati relativi ai progressi vaccinali o altre informazioni spesso non rilasciate in formato aperto, limitando così l’integrazione delle informazioni e la loro rappresentazione in una applicazione informativa. In termini più generali inoltre gli open-data rappresentano la strada per generare nuove risposte alle esigenze dei cittadini, molto ad esempio potrebbe essere fatto a livello territoriale.

La pandemia ha aggiunto urgenza alla situazione già critica. Il premier ha affermato che l’anno appena trascorso è stato di depressione: di fronte ad una temporanea limitazione della vita sociale la digitalizzazione sarebbe stato uno strumento necessario per consentire una situazione di vita accettabile. Sarebbe però stata necessaria un’azione di programmazione degli investimenti e delle risorse economiche disponibili per fornire ai nostri ragazzi gli strumenti essenziali per la DAD.

Il tema del diritto all’informazione e dell’accesso ad internet è stato più volte analizzato Dale autorità di regolazione.  L’autorità per le comunicazioni ha chiarito in più occasioni che il divario digitale è la fotografia di un divario sociale nel nostro Paese. Ciò è confermato dall’analisi dell’Unicef secondo la quale un terzo degli studenti italiani nel 2020 non ha potuto partecipare alle attività di didattica a distanza a causa della mancanza di device adeguati, mentre solo il 6% ha lamentato difficoltà dovute ad un accesso a internet. Una carenza di “organizzazione tecnologica” che è sembra essere il destino dell’intero sistema della pubblica amministrazione. Soprattutto per la definizione di obiettivi di breve, chiari e misurabili.

Servono strumenti, metodi e persone. Sugli strumenti va ripensato il modello di acquisto della pubblica amministrazione, superando l’attuale modalità in qualche modo legata al principio del costo del servizio/prodotto. L’acquisto di pacchetti e contratti quadro, spesso “monstre”, che lasciano nelle mani del fornitore la definizione delle regole del gioco[1] . I centri di eccellenza nell’amministrazione ci sono ma spesso operano in modo scollegato. Anche a causa di una catena di comando fin qui impostata in modo troppo alto rispetto ai bisogni effettivi.

Riguardo ai metodi: è necessario dotarsi di strumenti di analisi di processo, si pensi alla nuova tecnologia, connessa all’intelligenza artificiale, definita come process mining. Sistemi automatizzati che correggono gli errori organizzativi analizzando i log delle attività. Questo è un esempio di quello che può rappresentare un modello di miglioramento costante dalla rilevazione degli errori. Si tratta dunque di compiere una inversione totale rispetto al paradigma del precedente usato nella PA. Migliorare, grazie al digitale, vuol dire, infatti e soprattutto, cambiare, semplificare, misurando con immediatezza le inefficienze e correggendole in modo strutturale.

Infine, le persone: indispensabili nuove competenze: più corsi e meno ricorsi. Serve un effettivo coordinamento delle competenze integrando risorse e capacità già disponibili nel perimetro dello Stato e delle aziende pubbliche. Sogei, Aci Informatica, Poste, solo per citare tre esempi di sistemi captive sono best practice con una capacità di realizzazione immediata. Il PNRR si attuerà solo se ci saranno centrali operative pubbliche in grado di realizzare gli obiettivi dati nei tempi previsti. E se ci sarà un soggetto unitario in grado di attribuire a questi soggetti specifici compiti e missioni. E controllarne la realizzazione ed il rispetto dei tempi.