
Le perdite accertate
L’emergenza Coronavirus ha causato gravi danni economici nel mondo dei trasporti. La perdita è meno accentuata nel settore delle merci, dove il servizio è stato mantenuto per garantire la logistica delle filiere di prima necessità come quelle degli alimenti, dei farmaci e dispositivi medici, oscilla quindi tra un -20% nei trasporti merci intermodali collegati alle filiere produttive aperte, ed un -50% nei trasporti collegati ai settori più colpiti come siderurgico ed automotive. Drammatica invece è la situazione nel trasporto passeggeri dove i vettori terrestri , marittimi ed aerei hanno registrato cali delle vendite compresi tra un prudente -30% a addirittura -70% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno . Purtroppo gli impatti negativi continueranno anche alla riapertura delle attività e della vita sociale.
In particolare nel trasporto pubblico locale e regionale, tra i settori più colpiti dall’emergenza del Covid 19, lo stato di crisi ha drammaticamente ridotto la domanda di trasporto, si stima una riduzione dei passeggeri di oltre il 50%, con una perdita secca di almeno 130 milioni di euro al mese
Da fonte Assaeroporti, sul fronte del trasporto aereo, marzo si è chiuso con il –98,6%. nel 2020 si perderanno complessivamente 130 milioni di viaggiatori (su 200 milioni stimati)
E sul fronte dei treni a lunga percorrenza, dove l’offerta dei due gestori è ridotta a soli 10 treni alta velocità mentre gli Intercity svolgono il servizio viaggiatori esclusivamente nelle stazioni principali, le perdite sono oltre il 50%.
Una ripartenza in salita e col freno a mano
Ma purtroppo anche la ripartenza sarà lenta ed in salita. Vanno considerati infatti molti elementi frenanti:
La minore domanda leisure: causata da minore capacità di spesa di cittadini (riduzione numerosità e valore di viaggi per turismo e svago), atteggiamento di paura o almeno cautela (avversione verso forme di mobilità collettiva). Non si avrà inoltre, e per molto tempo, alcun apporto di clientela leisure internazionale a causa del crollo del turismo .
Minore domanda business, che impatterà soprattutto su quei segmenti di trasporto, come l’AV o l’aereo, caratterizzati da una prevalenza di viaggi per lavoro (c.a.55%) . Tale minor domanda sarà in primis la conseguenza delle acquisite nuove modalità – efficienti ed efficaci- di lavoro a distanza grazie a smart working ed ad una ampia gamma di piattaforme di comunicazione e condivisione . Ma il calo dei passeggeri business sarà anche dovuto ai tagli alle spese di trasferta per contenere i budget aziendali.
Le nuove misure di sicurezza che il governo e le autorità stanno scrivendo per la riapertura nel trasporto pubblico: in primis il distanziamento sociale che imporrà un numero di passeggeri ben inferiore alla capienza e determinerà un load factor ben inferiore a quello di equilibrio ( 60% nei bus, 70% nei treni, 80% negli aerei). Inoltre saranno previsti obblighi di presidi di protezione e disinfezione per il personale e maggiori controlli che determineranno un incremento dei costi operativi. Infine gli obblighi di sanificazione periodica , oltre a gravare sui costi di gestione, determineranno fermi macchina e inefficienze di produzione.
Che fine faranno gli ex-nuovi fenomeni di mobilità?
Negli ultimi anni si era assistito al rapido ed affascinante sviluppo di nuovi trend di mobilità. In primis la mobilità sostenibile , per la quale tutti i target di viaggiatori stavano spostando le loro abitudini verso sistemi modali elettrici e collettivi , facendo perdere quota modale all’auto privata che era passata dal 59% sul totali spostamenti di lunga percorrenza nel 2010, al 51% nel 2019.
Ancor più impressionante e rapida era stata l’ascesa di fenomeni di mobilità condivisa , a partire dal car haring o dal car pooling
Tutto questo subirà inevitabilmente una battuta d’arresto. Chi avrà voglia di entrare in un veicolo appena usato da uno sconosciuto? Chi vorrà condividere un viaggio in macchina con estranei?
E allora quali opportunità?
Per far fronte a tutto ciò, nell’attesa che il governo vari misure compensative e di sostegno, le imprese dei trasporti devono ripensare i propri business models.
Innanzitutto l’innovazione “hard” o squisitamente tecnologica diventerà ancor più necessaria per trovare soluzioni smart superando sistemi tradizionali che impiegano troppo manpower e fermi macchina. L’innovazione andrebbe ad esempio applicata a nuovi processi di controllo e a dispositivi ed i sistemi di sanificazione. Si iniziano a studiare ad esempio riconoscimenti biometrici per varchi e accessi, o innovativi sistemi di illuminazione a LED o a UV con proprietà antibatteriche e antimicrobiche continuative.
Ma anche l’innovazione soft ovvero il pensiero di marketing dovrà evolvere verso la ricerca veloce di nuove revenue stream (nuovi servizi da sperimentare a basso investimento e veloce time to market per capirne la scalabilità se profittevoli) mentre la gestione del core business dovrà essere ancora più attenta alla profittabilità, con razionalizzazione della gamma tagliando code di offerta a marginalità bassa o negativa.
Nuove tecniche di promozione e di CRM one to one dovranno essere utilizzate per stimolare i consumi e fidelizzare o riprendere la clientela.
La customer experience dovrà essere riprogettata per trasformare gli obblighi di disinfezione in nuove forme di caring, connesse alla protezione e al rispetto.
La multicanalità dovrà essere ripensata con uno shift verso i canali digitali più efficienti anche più sicuri, sia per l’informazione che per gli acquisti, i check in, il post-vendita.
Infine a livello di governance, nuove modalità di gestione diventano essenziali: in primis un continuo controllo di gestione su costi e ricavi con lean reporting per garantire flessibilità e decisioni immediate.Inoltre, come già sperimentato in questi giorni di lockdown, un ripensamento dell’organizzazione verso forme di agile management e Smart Working per accelerare le decisioni, il time ti market e contenere i costi di struttura.
Occorre strutturarsi e valorizzare le competenze, la creatività e l’orgoglio costruttivo delle aziende italiane: la tenacia competente e competitiva che in tutti i momenti di ricostruzione post crisi è saputa venir fuori, deve rinascere sprigionarsi velocemente…il rischio altrimenti è che per recuperare qualche segno positivo sul conto economico alle imprese di trasporto non rimanga che alzare i prezzi e tagliare personale e/o investimenti in sicurezza e manutenzione.