ESG Previdenti o incoscienti?

10 Ottobre 2023
ESG Previdenti o incoscienti?

C’è indubbiamente un crescente backslash sui rating ESG. 

La mancanza di criteri chiari e uniformi tra i vari fornitori di queste valutazioni crea confusione e dà spazio a quelle aziende che vogliono fare “greenwashing”, ovvero apparire più verdi di quanto realmente siano. Dal punto di vista economico, gli investimenti ESG non sempre garantiscono guadagni più alti o rischi minori, il che ha un po’ rovinato la loro reputazione, specialmente tra investitori che guardano solo i numeri a breve termine. 

Negli USA stano addirittura diventando parte del conflitto politico, dove 7 su 8 candidati presidenziali repubblicani negano addirittura il cambiamento climatico e di conseguenza gran parte degli ESG. Sul fronte democratico invece il governatore della California ha appena intentato una causa legale contro le compagnie petrolifere per gli ingenti danni climatici degli ultimi anni – causa legale che sicuramente farà storia ambientale e politica.

Ma il problema di fondo è la percezione…

Gli ESG sono un indice morale di quanto la mia azienda sta facendo per salvare il pianeta? O sono invece un indice di quanto sono stupido nel gestire i rischi aziendali dovuti al riscaldamento globale?

Il cambiamento climatico è qui – non ci sono dubbi. E la situazione meteo di quest’anno è stata decisamente prevista da almeno 20 anni di studi fatti dai più disparati enti. Semmai il problema e che molti scienziati si stanno rendendo conto che le previsioni erano semmai in difetto, annacquate da pressioni politiche nei vari forum internazionali sul clima.

Non solo, il clima di questi anni è anche perfettamente in linea con gli studi fatti dalle compagnie petrolifere negli anni 70 – studi segreti che stanno emergendo adesso, e che sono di fatto alla base delle molteplici cause legali che si stanno intentando contro i colossi del fossile in tutto il mondo. 

Ma torniamo alle ESG. Il rischio aziendale, come è noto, si stima moltiplicando la probabilità per l’impatto di un evento dannoso, e può essere mitigato attuando misure per ridurre la probabilità o l’impatto o entrambe.

Il livello del mare sta salendo, e purtroppo questo è abbastanza certo, indipendentemente dall’ipotetico raggiungimento del NetZero entro il 2050. L’ultimo rapporto dell’IPCC (AR6) indica che almeno 25 centimetri entro il 2050 sono inevitabili, ma con buone probabilità che si raggiungano anche 50cm e oltre con l’evidente scioglimento accelerato dei ghiacciai in Groenlandia e Antartide.

L’impatto sarà drastico, sia per l’oltre miliardo di persone che al monto vive a livello del mare, sia per le innumerevoli imprese che hanno o dipendono da stabilimenti e infrastruttura nelle stesse zone. Per l’Italia questo impatta molte province, come per esempio il delta del Po da Ravenna a Mestre, la pianura di Pisa e Livorno, il campidanese sardo vicino a Cagliari o Oristano, o il littorale laziale inclusa Ostia e Fregene.

Tornando al rischio, purtroppo è già troppo tardi per ridurre la probabilità, almeno entro il 2050. Ma si può certamente fare molto per ridurre l’impatto. Ma pianificarlo da adesso è certamente più facile e meno costoso che farlo tra 10 anni.Ecco… l’ESG serve anche a questo. Farti capire dov’è il tuo rischio aziendale, e cosa fare per metterti in sicurezza.

Lucio Pascarelli

Lucio Pascarelli – Senior Advisor

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