Come noto in questi giorni gli occhi del mondo sono tutti puntati verso l’Egitto. Un paese caldo per temi caldissimi è proprio il caso di dire.  Al centro delle discussioni infatti incombe il surriscaldamento del nostro pianeta e le misure conseguenti da prendere per contenerlo.

Tra le numerosissime presenze a fare scalpore però sono le assenze!

Latitano, e non è una novità, i presidenti di Cina e India e Russia. Non tre paesi presi a caso ma i tre maggiori accusati di emissioni di CO2 incontrollate della Terra.

In effetti o forse conseguentemente fa scalpore anche l’assenza di Greta Thumberg, la giovane e simbolica attivista che lotta contro il cambiamento climatico ma sembra nutrire scarsa fiducia nelle istituzioni e i loro periodici appuntamenti.

Viste le difficoltà e con tali premesse sembra che l’obiettivo massimo sia quello di preservare gli accordi della COP26 di Glasgow più che stabilirne di nuovi. Date anche le evidenti e incombenti complicazioni degli ultimi mesi tale obiettivo, divenuto ambizioso, sarebbe già un grande successo.

Il nostro neoeletto presidente del consiglio è già da qualche giorno lì ed ha dichiarato che l’Italia è non si tirerà indietro e farà la sua parte. Il bel paese però è responsabile per meno dell’uno per cento delle emissioni mondiali. l’Europa intera invece, che si presenta lì come un’entità unica, del nove percento.

Difficile dunque ottenere risultati soddisfacenti senza un lavoro di squadra.

Lo sa bene Gutierrez, segretario generale dell’ONU, che ha parlato al mondo definendo la strada intrapresa come una autostrada per l’inferno il cui punto di non ritorno è ormai prossimo.

La recente guerra in Ucraina, le questioni legate alle esigenze dei paesi in via di sviluppo che non vogliono pagare i debiti col pianeta Terra contratti da altri, i piccoli stati la cui esistenza stessa è messa in discussione dall’innalzamento dei mari. Sono tante le questioni spinose da far convergere in un’unica direzione. Un’impresa che potrà avere successo solo se il pericolo incombente verrà percepito come tale da tutte parti in causa.

Greta non crede nei governi e per questo non partecipa alle COP, ma i governi sono gruppi di persone fatte come Greta. Hanno anima, cervello e devono mangiare e respirare, proprio come lei.

Personalmente sono ottimista e seguo con attenzione gli sviluppi delle riunioni planetarie.

Una COP fatta in Africa e in un periodo di guerra pressochè globale è necessariamente sfidante e raccogliere risultati non sarà sicuramente facile. Comunque il solo fatto che stia accadendo, che quasi tutti i potenti del mondo siano riuniti in un solo posto, che ci si sieda per discutere o lanciare allarmi, dovrebbe bastare quantomeno a tenere alta l’attenzione o sensibilizzare i meno attenti.

Ogni giorno dovremmo, e presto dovremo, impegnarci anche noi per dare l’esempio nei gesti della nostra quotidianità, altrimenti qualsiasi critica ai potenti del mondo e alle loro lacune risulterà velleitaria e qualunquista.

La partita è una sola ed è iniziata da un pezzo, volenti o nolenti siamo tutti costretti a giocarla perché pagheremo di persona una eventuale e definitiva sconfitta.

Io per esempio faccio la raccolta differenziata, non spreco la carta e se posso vado a piedi. Ultimo ma non per ultimo come si dice, collaboro con Join Group, società di consulenza che ha tra gli obiettivi quello di sensibilizzare il mondo delle aziende e agevolarne la transizione ecologica.