AI e Chat GPT: stupore, diffidenza o opportunità?

6 Febbraio 2023
AI e Chat GPT: stupore, diffidenza o opportunità?

Perché negli ultimi giorni si parla molto di AI e di chat GPT, con un misto di curiosità e stupore?

Partiamo dalle basi.  

L’AI è una tecnologia nascente che cambierà il mondo al pari del vapore, dell’elettricità e del nucleare.

Secondo la definizione accademica l’AI è quel “ramo della computer science che studia lo sviluppo di sistemi hardware e software dotati di capacità tipiche dell’essere umano (interazione con l’ambiente, apprendimento e adattamento, ragionamento e pianificazione), in grado di perseguire autonomamente una finalità definita prendendo delle decisioni che, fino a quel momento, erano solitamente affidate agli esseri umani”.

  • Il machine learning si basa su algoritmi matematici che consentono alle macchine l’apprendimento, con l’obiettivo di svolgere un compito o un’attività, senza che le stesse siano preventivamente programmate in modo deterministico
  • Questi algoritmi consentono di “allenare” la macchina, in modo che questa possa poi svolgere autonomamente un compito o un’attività, imparando, correggendo gli errori e allenando sé stessa. Gli esempi tipici si ritrovano ad esempio nelle applicazioni di precision marketing, come le dashboard di Netflix personalizzate sui gusti degli utenti o i sistemi di recommendation degli acquisti sul web, dopo una “ignara navigazione” sui siti esplorati dai clienti
  • Il deep-learning è un’evoluzione del machine learning emerso circa 10 anni fa, che ha permesso l’apprendimento esponenzialmente di modelli più complessi, superando dei limiti potenza di calcolo che avevano per 2 decadi rallentato lo sviluppo dell’intelligenza artificiale
  • Grazie al deep-learning i nuovi modelli di intelligenza artificiale sono diventati estremamente efficaci ed affidabili, diventando “intelligenti” al punto di tale da poter essere applicati in settori del mondo del lavoro che richiedono una buona comprensione del linguaggio, l’udito e la vista umana – cose che precedentemente erano estremamente costose da realizzare da software non “intelligente”. Il Deep Learning, dunque, restituisce una rappresentazione dei dati a livello gerarchico, attraverso l’elaborazione e la trasformazione degli stessi. Pensiamo ad esempio al riconoscimento facciale o agli assistenti vocali che riconoscono la nostra voce, elaborano la risposta e la forniscono con un tone of voice personalizzato. 

E questo oggi e alla portata di tutti!

La nuova frontiera  è la Chat GPT che ha raggiunto 100 milioni di utenti in appena due mesi ovvero da quando il 30 novembre scorso, OpenAI ha messo a disposizione di tutti il suo ultimo strumento di intelligenza artificiale generativa (Generative Pretrained Transformer) che non solo ha letto una buona parte di tutto quello che di scritto si trova su internet, ma è capace di utilizzarlo in modo stocastico per rispondere a domande poste in modo complesso, coerente e soprattutto compressibile.

Chat GPT suscita meraviglia per le sue sterminate capacità ma anche apprensione per i modi nei quali può cambiare la società e il lavoro.  Ma è  solo la punta dell’iceberg di una serie di innovazioni e utilizzo di  tecnologie intelligenti sempre più penetranti che ci obbligheranno a ripensare il modo di organizzare molte attività umane.

Lo hanno scoperto di recente scuole e università, visto come questo chatbot è stato rapidamente adottato dagli studenti per creare composizioni liceali o, addirittura, pezzi di saggi accademici, ma anche il mondo dell’arte inizia ad applicarla. Resta il fatto che ChatGPT non è realmente intelligente, e soprattutto non è capace di apprezzare tanto meno capire la correttezza scientifica, legale o etica delle sue risposte. Va quindi usato con profondo senso critico.

L’utilizzo commerciale di testi o immagini  generati da ChatGPT per ora è consentito, ma a patto di assumersi la paternità del testo. Bisogna dichiarare, in sostanza, che il contenuto è stato generato col supporto di un’intelligenzaartificiale e che lo si è rivisto, modificato e integrato. È fondamentale leggere periodicamente la policy di utilizzo e verificare se nel tempo ci sono evoluzioni dal punto di vista legale.

Il Corriere del 5 febbraio 2023 riporta: “in assenza di leggi sull’uso dell’AI (in America, col Congresso semiparalizzato, non si va oltre le raccomandazioni diffuse quattro mesi fa dalla Casa Bianca nel suo Blueprint for an AI Bill of Rights, mentre in Europa l’AI Regulation Act è all’esame del Parlamento Ue) il rischio è che, com’è avvenuto vent’anni fa con le reti sociali, in Silicon Valley prevalga di nuovo la logica «build fast and ask questions later» (cioè vai avanti a oltranza e fatti delle domande solo quando scoppiano i problemi): prima l’entusiasmo per le potenzialità delle nuove tecnologie, poi i tardivi pentimenti per i danni arrecati.

Intanto, dalla generazione di testi e immagini, alla videosorveglianza, al riconoscimento facciale e ai sistemi predittivi, l’intelligenza artificiale sta arrivando ovunque, dalla politica (sistemi che analizzano idee, fede e capacità economiche dei singoli elettori), alla giustizia (i sistemi smart court dei tribunali cinesi) fino alla pornografia”.

In ogni caso i prodotti creati dall’AI ancora non sono perfetti, basti pensare alla campagna di CastaDiva, che dimostra la mancanza di quella sofisticazione e “gusto” propria della mente umana.

Le applicazioni sono sempre più comuni anche nel mondo della musica. La musica ambient mindfulness generata dall’intelligenza artificiale, la generazione di musica senza diritti per i creatori di contenuti e il mixing e il mastering automatizzati fanno parte dell’industria musicale da circa un decennio.… ma l’intelligenza artificiale è in grado di scrivere testi con un’emotività predeterminata e non può ancora (speriamo) essere creativa come la mente e l’anima umana.

In conclusione, si può affermare che le tecnologie di AI o addirittura gli strumenti gratuiti come ChatGPT – con tutti i loro limiti – sono perfetti per essere utilizzati come strumenti di supporto tecnico, ma non per la generazione di contenuti completi. 

Certo, tutto sta già cambiando con servizi a pagamento più complessi e accurati, e cambierà ancora nell’arco di qualche mese, con il lancio di Sparrow, il concorrente di ChatGPT che sarà lanciato da Google nella primavera 2023 e conterà su informazioni più aggiornate e accurate e un database di gran lunga più ampio e secondo quanto afferma Demis Hassabis, (capo di DeepMind, la società di AI che fa capo ad Alphabet, la casa madre di Google)  sarà migliore di ChatGPT perché, a parità di domande da parte dell’utente, riesce a produrre risposte più accurate. In primis perchè Sparrow può imparare dai suoi errori, tramite il cosiddetto apprendimento per rinforzo (reinforcement learning).

Microsoft stessa sta investendo $10 miliardi in OpenAi, e ha già annunciato l’integrazione di tecnologie come ChatGPT all’interno della loro suite on-line e nei prodotti office. Cioè, a breve Word non sarà solo di aiuto ad impaginare o correggere grammaticamente un nostro documento – sarà anche capace di scriverne autonomamente una prima bozza.

Quello che comunque nel breve accadrà sarà che le competenze richieste ai content specialist si amplieranno e occorrerà studiare per cogliere l’opportunità di nuovi mestieri.

Concludendo:  diamo spazio alla nostra creatività e all’emotività che rappresentano il nostro vantaggio competitivo rispetto alle tecnologie… ma nel dubbio.. iniziamo a studiarle.

Alessandra Bucci

Alessandra Bucci – Partner Join Group, Board member, Marketing adjunct Professor

Lucio Pascarelli

Lucio Pascarelli – Senior Advisor

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