
Tra l’11 e il 22 novembre 2024, Baku ha ospitato la ventinovesima Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, la Cop29. Questo evento, il più importante a livello globale per affrontare la crisi climatica, riunisce ogni anno 198 delegazioni, inclusa l’Unione Europea, per discutere strategie mirate a contenere l’aumento della temperatura globale entro la soglia di 1,5°C e affrontare altre sfide strategiche.
Cosa si è deciso?
Tra i principali risultati della Cop29 spicca l’accordo sull’aumento dei finanziamenti globali per il clima, con l’obiettivo di raggiungere almeno 300 miliardi di dollari all’anno entro il 2035, triplicando i precedenti impegni. Un altro traguardo significativo è stato rappresentato dalla definizione di un sistema per regolamentare i mercati internazionali del carbonio, previsto dall’Articolo 6.4 dell’Accordo di Parigi. Dopo anni di negoziati, si è finalmente giunti all’istituzione di un organismo delle Nazioni Unite che garantirà trasparenza e qualità nel commercio dei crediti di carbonio, generando potenzialmente risparmi di 250 miliardi di dollari l’anno.
Anche le istituzioni finanziarie internazionali hanno rafforzato il loro impegno. Banche multilaterali come la Banca Mondiale e la Banca Europea per gli Investimenti si sono impegnate a mobilitare fino a 120 miliardi di dollari l’anno per sostenere i Paesi a medio e basso reddito. La Banca Asiatica di Sviluppo ha annunciato investimenti aggiuntivi, con un focus particolare sullo scioglimento dei ghiacciai in Asia centrale e nel Caucaso.
I limiti e le criticità
Nonostante questi passi avanti, permangono diverse criticità. Le somme stanziate risultano inferiori alle richieste avanzate da molti Paesi in via di sviluppo, che avevano sollecitato contributi annuali fino a 1.300 miliardi di dollari. Inoltre, altre critiche riguardano la ripresa dell’accordo denominato “transitioning away“, accordo siglato durante la COP 28, in cui non vengono menzionati esplicitamente i combustibili fossili da abbandonare progressivamente.
Cosa stanno facendo le aziende?
Anche il settore privato ha mostrato un crescente impegno verso la sostenibilità. Secondo il Global Climate Action Barometer 2024 di EY, su un campione di 1400 aziende operanti in più di 50 Paesi e in settori diversi, il 41% ha già messo in atto piani per gestire i rischi climatici, mentre il 21% intende farlo in futuro. Inoltre, il 67% delle imprese utilizza l’analisi degli scenari climatici, uno strumento raccomandato dalla Task Force on Climate-related Financial Disclosures (TCFD) per valutare i rischi e le opportunità derivanti dai cambiamenti climatici.
Un passo importante, ma non è abbastanza
In definitiva, la Cop29 ha rappresentato un importante passo avanti nella lotta contro il cambiamento climatico, con risultati significativi sul fronte del finanziamento e della regolamentazione, ma ha anche evidenziato la necessità di sforzi più ambiziosi, sia da parte dei governi sia del settore privato, per affrontare le sfide climatiche globali.