
Partiamo dalla fine. Dall’ultimo degli eventi eccezionali che stanno diventando abituali. Dalla pioggia assassina di Senigallia, tanto violenta da devastare abitazioni e interi centri abitati. Crudele perfino, da strappare un piccolo dalle braccia della mamma.
Sono le punte dell’iceberg di una situazione che sta diventando insostenibile.
Senigallia colpisce di più perché è vicina. L’immagine della mamma che perde il figlio è forse più incisiva dell’orso bianco che non ha più spazi a sufficienza per sopravvivere a causa dello scioglimento dei ghiacci. Per non parlare poi del declino inesorabile che sta affliggendo boschi, mari, coltivazioni.
Siamo tutti nella stessa barca, il pianeta terra. Un sistema chiuso che non scambia materia con il resto dell’universo e le cui risorse sono destinate a esaurirsi. Gli equilibri del nostro mondo non possono essere manipolati a piacimento senza andare incontro a gravi conseguenze. Noi che navighiamo siamo inesorabilmente legati allo stesso destino, nessuno escluso. Inutile continuare a ragionare su schemi e rivalità locali, regionali, nazionali o continentali che siano. La pandemia dovrebbe avercelo insegnato, eppure continuiamo a combattere guerre intestine a bordo di una barca che fa acqua da tutte le parti.
I temi principali della sostenibilità sono ormai noti a tutti. Il tempo a disposizione per agire sta scadendo.
Negli ultimi anni i grandi paesi del pianeta si sono riuniti ed hanno firmato diversi accordi per invertire questa rotta suicida.
Oltre, o forse grazie ai governi anche il mondo della finanza e dell’economia sta iniziando a mobilitarsi.
Il capitalismo tradizionale, fondato sulla politica insostenibile dell’arricchimento esclusivo degli azionisti, viene finalmente messo in discussione dai grandi esperti del settore. Le aziende quindi, secondo i nuovi auspici, dovrebbero tornare a creare ricchezza per tutta la comunità.
Sono dunque in atto cambiamenti epocali, o propositi di cambiamenti epocali. La strada sarà lunga e tortuosa. Soprattutto adesso che si sta cercando di aprire il varco. Una volta aperto poi probabilmente saranno in molti a buttarcisi dentro.
Appare comunque evidente che nonostante i governi abbiano stretto accordi e l’economia stia tentando di cambiare le regole del gioco, la differenza saremo sempre noi singoli individui a farla.
In fondo è la nostra piccola grande occasione per diventare eroi e salvare il mondo.
Il vantaggio è che non servirà abbattere astronavi aliene o mostri marini giganti; piuttosto usare meno l’automobile, risparmiare carta, o semplicemente diffondere il verbo.
Recentemente ho iniziato a collaborare con Join Group, società di consulenza che aiuta le aziende a conoscere ed agire le opportunità per passare a un business sostenibile. Per rendere la propria attività amica del mondo in cui opera e contribuire a salvarlo dai rischi incombenti. In effetti è anche l’unico modo per salvare il business stesso nel lungo periodo.
Sono migliaia le attività che hanno certificato il loro impegno nel creare beneficio comune oltre che dividendi per gli azionisti, ma ce ne sono molte di più che non lo hanno ancora fatto.
Tra dieci anni probabilmente le aziende attente alla sostenibilità costituiranno la maggioranza. In fondo si tratta di cambiare la propria mission, o meglio arricchirla con obiettivi nuovi, di beneficio per la comunità e in generale per tutto ciò che orbita intorno ad essa e che viene identificato con la parola stakeholder.
Trovo emozionante promuovere questi nuovi paradigmi aziendali, un privilegio poter contribuire al cambiamento.
Chi lo avrebbe detto che dopo aver girato per uffici a proporre beni e servizi di vario genere oggi mi sarebbe capitata la fortuna di poter andare a salvare il mondo facendo più o meno la stessa cosa?