
La richiesta sempre crescente di competenze legate alla sostenibilità sta influenzando il panorama della formazione universitaria e professionale. Numerosi corsi dedicati alla sostenibilità sono già stati introdotti in settori diversificati come biotecnologie, ingegneria energetica e agricoltura innovativa.
In Italia, la green economy ha registrato un notevole aumento, con 3,2 milioni di “lavori verdi” che costituiscono il 13,9% della forza lavoro occupata. Le aree aziendali più coinvolte includono progettazione, sviluppo, logistica, marketing e comunicazione.
La definizione precisa del perimetro occupazionale dei nuovi “green jobs” rappresenta però una sfida, poiché tutti i settori economici sono in qualche modo connessi all’ambiente e alla sostenibilità. Il 2021 ha visto l’ANPAL fornire un quadro dettagliato dei settori con il maggior numero di imprese che investono in green jobs. Oltre alle industrie chimiche, farmaceutiche, petrolifere, automobilistiche e delle costruzioni, spiccano le public utilities e le industrie della gomma e della plastica. Settori significativi includono turismo, alloggio e ristorazione, trasporto e logistica, sanità e assistenza sociale, istruzione e servizi di supporto alle imprese. La transizione verso un’economia verde rappresenta una sfida non solo per un settore, ma implica un cambiamento di paradigma nell’intero mercato del lavoro.
Ma non sono solo le competenze strettamente legate all’ambiente ad essere importanti. La letteratura scientifica affronta spesso un “mare di etichette” e definizioni associate ai “green jobs”. Nel contesto della sostenibilità, le “competenze di sostenibilità” possono essere definite come “l’insieme interconnesso di conoscenze, abilità, attitudini e valori che consentono un’azione efficace rispetto alle sfide di sostenibilità del mondo reale”. Mentre le competenze indicano la capacità di contribuire a una società più sostenibile, valori e motivazioni sono essenziali per un efficace cambiamento comportamentale verso la sostenibilità.
La crescente importanza della sostenibilità dalla consapevolezza personale alla vita professionale è evidenziata nel report “Il cittadino consapevole” dell’Osservatorio Deloitte: la sostenibilità diventa un criterio chiave nella scelta del datore di lavoro, e le aziende che integrano la sostenibilità in tutti gli aspetti sono le più ambite dai lavoratori. I dipendenti ritengono che le aziende dovrebbero concentrarsi non solo sulla riduzione degli sprechi e sull’uso di materiali riciclati, ma anche sull’adozione di energie rinnovabili e sull’incentivazione di comportamenti etici e sostenibili. Sempre secondo questa ricerca, i lavoratori della Generazione Z desiderano un maggiore impegno delle aziende nel wellbeing e nella promozione della cultura della sostenibilità. Chiedono incentivi legati a obiettivi di sostenibilità e corsi di formazione sul tema. La creazione di percorsi occupazionali coerenti con i requisiti del nuovo mondo del lavoro è fondamentale per facilitare la transizione verso un’economia a emissioni zero nette. I giovani dipendenti italiani evidenziano anche l’importanza dell’uguaglianza e inclusione di genere.
L’influenza della prospettiva ESG sull’upskilling e il reskilling della forza lavoro allora è sempre più evidente, guidando la formazione aziendale verso una cultura responsabile e sostenibile. Una formazione orientata agli ESG porta benefici tangibili, come la consapevolezza dei dipendenti sull’impatto aziendale e l’incremento dell’attrattività dell’azienda per le nuove generazioni, contribuendo al coinvolgimento e alla trattenuta dei dipendenti con valori condivisi di sostenibilità.
Per promuovere una cultura aziendale ESG attraverso la formazione, è essenziale sviluppare competenze specifiche nei collaboratori e dipendenti concentrandosi sulla conoscenza approfondita degli aspetti ambientali, sociali e di governance, promuovendo la consapevolezza delle dimensioni ESG e incoraggiando competenze comunicative e di gestione del cambiamento.
In questo una formazione alla leadership etica, che faccia riflettere sugli impatti delle decisioni aziendali, è un elemento chiave: i manager devono essere modelli di comportamento etico, guidando l’organizzazione verso decisioni sostenibili e socialmente responsabili.
Così come le competenze di comunicazione responsabile, intesa come capacità di comunicare in modo trasparente le iniziative ESG; è un nodo cruciale poiché ogni collaboratore deve essere in grado di tradurre il linguaggio tecnico in un messaggio chiaro e coinvolgente per tutte le parti interessate.
Non da meno, infine, è cruciale per i dipendenti la comprensione delle dinamiche sociali: la responsabilità sociale, infatti, riguarda il coinvolgimento positivo con le comunità, la promozione della Diversity Equity & Inclusion e la tutela dei diritti umani.
Gli ambiti di formazione possono includere allora la conoscenza delle questioni ambientali, la comprensione delle dinamiche sociali, la leadership etica, le competenze di comunicazione responsabile e ovviamente la capacità di monitorare le performance ESG.
Se vogliamo sviluppare in azienda un learning program dedicato alla formazione ESG non possiamo non fare riferimento alla Commissione Europea, che nel suo rapporto “GreenComp: Quadro europeo delle competenze in materia di sostenibilità“, fornisce in modo dettagliato una struttura di 12 competenze suddivise in quattro macroaree, che non possono mancare nei percorsi formativi dedicati agli ESG, che comprendono:
- incarnare i valori della sostenibilità (attribuire valore alla sostenibilità, difendere l’equità, promuovere la natura;
- accettare la complessità nella sostenibilità (pensiero sistemico, pensiero critico, definizione del problema
- immaginare futuri sostenibili (senso del futuro, adattabilità, pensiero esplorativo)
- agire per la sostenibilità (agentività politica, azione collettiva, iniziativa individuale l’incarnare i valori della sostenibilità, accettare la complessità nella sostenibilità, immaginare futuri sostenibili e agire per la sostenibilità)
Sempre a partire dai suggerimenti istituzionali a livello europeo, le metodologie formative in linea con una formazione ESG possono includere programmi di educazione continua, l’uso di case studies e best practice per illustrare successi ESG, o anche simulazioni e programmi di sostenibilità integrata. Inoltre, coinvolgere testimonianze di esperti e leader sociali può favorire l’applicazione pratica dei principi ESG in situazioni del mondo reale nell’organizzazione.
Più che mai oggi la relazione che intratteniamo con l’ambiente e la società deve essere basata su una connessione autentica. I programmi di apprendimento per la sostenibilità devono abilitare le persone a pensare in modo olistico e a mettere in discussione le prospettive del sistema di business attuale. Parallelamente, dovrebbero promuovere azioni sia individuali che collettive per trasformare l’azienda e iniziare plasmare un futuro sostenibile per tutti.