È convinzione diffusa nelle aziende medie e piccole (PMI), ma anche in aziende grandi non quotate, che i temi della Sostenibilità (ESG, Environment, Social. Governance) – o meglio: della Corporate Sustainability (CS) – siano questioni che non le riguardano. Il pensiero dominante è che la Sostenibilità sia un ambito trendy ad appannaggio delle Società quotate in borsa, che sottende degli oneri burocratici da cui tenersi ben lontani o, al più, da interpretare opportunisticamente in ambito Marketing e Sales per sfruttare commercialmente le mode di periodo.
In realtà non è per niente così.
La questione è infatti ben più profonda e dirimente per il futuro “del fare impresa”, indipendentemente dalla sua dimensione.
Infatti la complessità del contesto globale (cambiamento climatico, COVID, venuta meno del multilateralismo, crisi delle global supply chain,…) ha progressivamente aumentato l’incertezza, esponendo le comunità e gli operatori di business a rischi inediti.
A livello globale il 41% della capitalizzazione delle borse mondiali è detenuta dagli investitori istituzionali[1]. Essi, sulla base dell’oggettività dei problemi di scala planetaria e al mandato fiduciario avuto dai loro clienti, hanno avvertito la necessità di allineare le loro strategie di investimento alle esigenze dei risparmiatori (si pensi ai fondi pensione per le pensioni integrative): e’ tipicamente nel medio-lungo periodo che queste esigenze maturano. Gli investitori istituzionali nell’ultimo decennio hanno iniziato progressivamente a: 1. selezionare le aziende su cui investire sulla base di criteri di sostenibilità (nel 2018 si stima che gli asset gestiti secondo criteri di sostenibilità sono ca 30.000M$, pari a circa 1/3 degli asset gestiti[2]); 2. identificare i rischi di lungo periodo che possono compromettere i risultati desiderati, mettendo cosi’ in evidenza i fattori di governance, ambientali e sociali (ESG) che rilevano nelle attività economiche e di gestione delle imprese. A cascata del ranking di rischio, il settore bancario del credito che in Italia finanzia circa l’80% del debito delle aziende non finanziarie non quotate[3], sta integrando la valutazione di sostenibilità nella valutazione del rischio azienda, con la conseguenza di un costo dell’accesso al capitale differenziato a seconda del rating di sostenibilità dell’azienda. Ecco allora che la tematica ESG diventa, gia’ solo per questo aspetto, di assoluto rilievo per l’operatività ordinaria dell’impresa, anche per le PMI.
Non solo: oltre al macro-trend precedente (Finanza Sostenibile), vi è anche il progressivo affermarsi del consumo consapevole che porta i consumatori – in particolare i millennials che iniziano ad entrare nel mercato per raggiunta capacità di spesa e incidenza nella popolazione d’acquisto – ad orientare gli acquisti verso scelte che escludono quei prodotti che non sono sostenibili. Parimenti aumenta la sensibilità del consumatore a conoscere l’intera filiera e valutarne la coerenza in termini di sostenibilità; è evidente, dunque, l’impatto nelle aziende PMI che, soprattutto in Italia, sono la componente rilevante ed essenziale delle filiere produttive.
Ma se anche si volessero ignorare questi driver, è il contesto normativo che non consente di eludere di considerare seriamente la sostenibilità nella strategia delle aziende, anche delle PMI. Infatti EU, per accelerare la transizione ecologica e raggiungere gli obiettivi assunti con l’agenda Sustainable Development Goals 2030 (SDGs), ha già emesso (o ha in via di emissione) una serie di normative che impattano le aziende:
- obbligatorietà di pubblicazione sustainability report anche per aziende medio e progressivamente PMI[4] (a livello EU si passa dall’attuale 11700 aziende per il 47% del fatturato totale delle società di capitale a- nel 2024 – 49000 aziende soggette all’obbligatorietà, pari al 75% del fatturato)
- tassonomia delle attività ambientalmente sostenibili[5]: l’adeguarsi o meno ad attività di impresa che rientrano in queste categorie, condizionerà sempre più il merito del credito a cui l’azienda accede per finanziare i propri progetti
- trasparenza al risparmiatore: obbligo di classificare i prodotti finanziari secondo un rating di sostenibilità (normativa SFDR[6], Sustainable Finance Disclosure Regulation)
Ma, stante questo contesto, la scelta di integrare la Corporate Sustainability nella strategia aziendale discende da una valutazione di razionalità economica o da una scelta valoriale? I due aspetti sono collegati, non alternativi. Infatti:
- UN ha stimato che gli SDGs liberano business per 12 Trillion $ [7]
- maggiore creazione di valore a lungo termine rispetto ad imprese che non integrano la CS nella loro strategia aziendale
- L’azienda diviene più competitiva con l’integrazione di CS, perche’ il contesto EU e globale sta progressivamente inserendo regolamentazione “ESG oriented” e non adeguarsi espone al rischio di spiazzamento e fuoriuscita dal mercato
- una conduzione dell’azienda su basi strettamente economiche può scontare una selettività nelle decisioni che, portando magari ad accantonare le esigenze di alcuni stakeholder, pregiudica la CS e dunque il valore di lungo periodo
Quanto qui rappresentato rileva che, a differenza dell’opinione prevalente, per la piccola e media impresa la Corporate Sustainability è una scelta strategica che è dirimente e non differibile. Non è maquillage per un eventuale opportunistico greenwashing. La sua integrazione nella governance aziendale è una scelta strategica che coniugando profondità di visione ad allargamento sistematico dei fattori necessari da considerare per fare impresa, ne assicura resilienza e successo economico nel lungo periodo.
[1] A. De La Cruz, A. Medina, Y. Tang, Owners of the world’s listed companies, OECD Capital Market Series, Paris, 2019
[2] F. Rossi, La sfida inevitabile – la sostenibilità e il futuro dell’impresa, Il Mulino, Bologna 2022, pag. 119
[3] ibid, pag 123
[4] Direttiva (UE) 2022/2464 del Parlamento europeo e del Consiglio del 14 dicembre 2022 che modifica il regolamento (UE) n. 537/2014, la direttiva 2004/109/CE, la direttiva 2006/43/CE e la direttiva 2013/34/UE per quanto riguarda la rendicontazione societaria di sostenibilità, https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=CELEX:32022L2464, consultato il 26.6.2023
[5] Regolamento (UE) 2020/852 del Parlamento europeo e del del Consiglio del 18 giugno 2020 relativo all’istituzione di un quadro che favorisce gli investimenti sostenibili e recante modifica del regolamento (UE) 2019/2088, https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=celex:32020R0852, consultato il 26.6.2023
[6] Regulation (EU) 2019/2088 of the European Parliament and of the Council of 27 November 2019 on sustainability‐related disclosures in the financial services sector , https://eur-lex.europa.eu/legal-content/EN/TXT/?uri=CELEX:32019R2088 consultato il 26.6.2023
[7] World Business Council for Sustainable Development



