La legge n.208 del 28 dicembre 2015, comunemente conosciuta come legge di stabilità, entrata in vigore a partire dal 1° gennaio 2016 per iniziativa del Senatore Mauro Del Barba, introduce e disciplina per la prima volta una nuova forma societaria definita Società Benefit.

Le Società Benefit nascono con l’intento di trasformare i tradizionali modelli di imprese a scopo di lucro rendendoli paradigmi che, ponendosi obiettivi no profit, impattano positivamente su diversi aspetti della società, creando valore condiviso e adattandosi ai problemi e alle sfide che caratterizzano il XXI secolo.

Con la Società Benefit è stato istituito un nuovo modello imprenditoriale che si distingue per un’attività economica che, pur perseguendo obiettivi di profitto e distribuzione dei dividendi tipici delle tradizionali aziende profit, affianca a tali finalità scopi no profit, con particolare attenzione a generare un impatto positivo sulla società.  

In particolare, negli ultimi anni abbiamo assistito a una forte crescita dell’interesse e dello studio del concetto di responsabilità sociale d’impresa e dell’attenzione che le imprese rivolgono ai modelli di sviluppo sostenibili che permettono di ottenere effetti positivi non solo sui soci ma anche sull’ambiente, le persone, il territorio e gli altri stakeholders. L’introduzione del nuovo modello imprenditoriale ha permesso di rendere il concetto di responsabilità sociale d’impresa (CSR) più concreto e misurabile; con la Società Benefit infatti le aziende dichiarano nel proprio oggetto sociale di occuparsi di un business finalizzato al perseguimento di un beneficio comune.

I primi ad aver introdotto una forma giuridica equivalente alla Società Benefit italiana sono stati gli USA con l’istituzione della cosiddetta Benefit Corporation, introdotta per la prima volta nel Maryland nel 2010. Nel gennaio 2016 il nostro paese è stato il primo a livello europeo e il secondo a livello globale ad aver diffuso il nuovo modello imprenditoriale, permettendo alle aziende di differenziarsi sul mercato utilizzando uno status giuridico che, grazie al cambiamento di statuto e oggetto sociale, risulta innovativo, maggiormente attento al futuro e contribuisce a un cambiamento che duri nel tempo.

Le Società Benefit vengono definite dal nostro legislatore (comma 376 dell’art. 1 della legge n.208 del 28 dicembre 2015) come modelli che “nell’esercizio di una attività economica, oltre allo scopo di dividerne gli utili, perseguono una o più finalità di beneficio comune e operano in modo responsabile, sostenibile e trasparente nei confronti di persone, comunità, territori e ambiente, beni ed attività culturali e sociali, enti e associazioni ed altri portatori di interesse.”[1]

Il nostro legislatore prevede che ogni Società Benefit:

  • indichi nel proprio oggetto sociale le finalità specifiche di beneficio comune che intende perseguire;
  • nomini uno o più membri del management che divengono responsabili dell’operato dell’azienda per il raggiungimento delle finalità dichiarate ex ante e dell’impatto che esercitano sulla società e sull’ambiente. Ricordiamo che il fine ultimo dell’attività deve essere, oltre al tradizionale raggiungimento di risultati finanziari, la creazione di beneficio comune, l’ottenimento di un impatto positivo su ambiente e società e l’attenzione al tema della sostenibilità economica, sociale e ambientale in un’ottica di lungo termine;
  • rediga obbligatoriamente, seguendo il principio di trasparenza, una relazione a cadenza annuale, da allegare al bilancio societario, in cui vengono descritti:
  • gli obiettivi di beneficio comune e le attività implementate per il loro raggiungimento con specificazione di eventuali impedimenti che non ne hanno permesso la realizzazione;
  • l’impatto generato dalle attività svolte;
  • i nuovi obiettivi e piani che l’azienda intende perseguire nel futuro esercizio.

Ad oggi non esistono agevolazioni economiche e fiscali che possono essere utilizzate per incentivare la scelta da parte delle aziende di trasformarsi in Società Benefit a parte il credito di imposta che copre in parte le spese di costituzione o trasformazione. L’assenza di incentivi è giustificata dalla volontà di voler scoraggiare comportamenti opportunistici che puntino esclusivamente al raggiungimento di un regime fiscale migliore e più favorevole, ignorando l’obiettivo di benessere collettivo che caratterizza tale nuovo modo di fare impresa.

È importante distinguere dalle forme societarie Benefit Corporation e Società Benefit il fenomeno delle B Corp certificate. Le B Corp sono imprese che si differenziano dalle Benefit Corporation per l’ottenimento di una certificazione che attesta l’impegno da parte dell’azienda nel perseguimento di obiettivi di beneficio comune.

La certificazione, rilasciata da B Lab, si ottiene in seguito a un processo di analisi e valutazione che viene eseguito attraverso la compilazione di un questionario chiamato Benefit Impact Assessment (BIA). Per ottenere la certificazione l’azienda richiedente deve per prima cosa compilare il documento Benefit Impact Assessment (BIA), uno strumento di valutazione utilizzato per analizzare le performance dell’azienda. Il questionario è composto da sei aree (governance, workers, community, enviroment, customers, disclosure questionnaire) in cui, rispondendo a domande aperte e a risposta multipla, l’azienda espone le attività che implementa per il raggiungimento di benefici sociali e le aree che potrebbero essere migliorate. Il documento compilato verrà analizzato dal B Lab e l’azienda richiedente dovrà presentare la documentazione necessaria per l’ottenimento della certificazione. Il punteggio massimo raggiungibile dall’analisi del BIA è di 200 punti ma basterà ottenere un risultato superiore a 80 per ricevere la certificazione e diventare ufficialmente B Corp.

Nonostante Benefit Corporation e B Corp presentino lo stesso obbligo di redazione del rapporto annuale sugli effetti della propria attività e il medesimo obiettivo, ovvero fare del proprio business lo strumento per generare un impatto positivo sulla società e sull’ambiente, le due forme societarie mostrano una serie di sostanziali differenze:

  • Per divenire B Corp le imprese devono sottoporsi a un processo di valutazione che gli permetterà di ottenere la certificazione che necessita di essere aggiornata ogni biennio, mentre le Benefit Corporation non subiscono una valutazione da terzi enti ma auto dichiarano l’attività svolta.
  • La certificazione per divenire B Corp può essere richiesta da qualsiasi azienda, a prescindere dal paese di appartenenza, mentre è possibile trasformarsi in Benefit Corporation solo se l’azienda richiedente appartiene agli USA o ad altri paesi in cui tale forma societaria è disciplinata, ad esempio l’Italia in cui assumerà il titolo di Società Benefit.
  • Le aziende che ottengono la certificazione rilasciata da B Lab possono usare il logo Certified B Corp sui propri prodotti e possono essere supportate dall’ente, a differenza delle Benefit Corporation che, oltre a non usufruire di nessun servizio offerto da B Lab, non possono utilizzare il logo B Corp®.
  • Per le Società Benefit non esistono oneri finanziari. L’azienda che ottiene la certificazione B Corp deve sostenere un onere annuale che varia tra 500 € e 50.000 €, in relazione al suo fatturato annuale.

Nel grande libro delle B Corp italiane “The B Book” di B Lab Europe sono riportati i dati aggiornati relativi al numero di Benefit Corporation e aziende certificate B Corp. Ad oggi, a livello globale sono più di 3400 le B Corp certificate, collocate in 71 paesi e operanti in 150 settori differenti, mentre le aziende costituite o trasformate in Benefit Corporation sono più di 4000. Il portale dedicato alla misurazione degli impatti delle aziende (www.bimpactassessment.net) riporta oltre 15000 imprese che a livello globale hanno utilizzato tale strumento che gratuitamente permette di valutare e migliorare la propria attività, con un punteggio medio di circa 80 punti. Il metodo di valutazione è totalmente gratuito e questo permette di incentivare le aziende nella misurazione degli impatti sociali e ambientali delle proprie performance, prescindendo dalla volontà di trasformarsi in B Corp Certificate.

In Italia le B Corp Certificate hanno superato le 100 unità, distribuendosi principalmente nel settore del food, manifattura e servizi di consulenza, professionali e tecnici, mentre le Società Benefit hanno raggiunto ed oltrepassato quota 500 unità.

Per quanto riguarda la distribuzione sul territorio nazionale, la Lombardia, regione in cui sono nate le prime B Corp italiane, vanta il numero più alto di imprese certificate, 20 per l’esattezza, e in generale il Nord Italia ne presenta la concentrazione maggiore, seguito dal centro Italia e infine dal sud, con dimensioni aziendali che variano dalle piccole imprese alle grandi multinazionali.

Come riportato sulla pagina web ufficiale di Unlock the change, l’Italia presenta uno dei tassi di crescita delle B Corp più elevati a livello globale con un numero di oltre 3000 aziende che effettuano la misurazione degli impatti ambientali e sociali attraverso l’indice BIA. Le aziende italiane trasformate in B Corp certificate contano circa 9000 dipendenti e un fatturato totale di 5 miliardi di euro.

In Italia è nato un movimento di Società Benefit, il più rapidamente diffuso nel territorio europeo, che si occupa di trasmettere e di far conoscere il nuovo paradigma. Ad oggi l’Italia rappresenta l’esempio da seguire per molti paesi che si sono attivati nell’introduzione di una disciplina interamente dedicata al mondo delle Società Benefit e B Corp certificate.

Tra i motivi che spingono le imprese ad ottenere la certificazione B Corp compare anche la motivazione finanziaria. Esistono una serie di ricerche che dimostrano l’esistenza di una correlazione positiva tra livello di sostenibilità e vantaggi economico-finanziari, tra i quali ad esempio la diminuzione del tasso di interesse di un prestito ricevuto; a un livello maggiore di BIA corrisponde una diminuzione del tasso di interesse del prestito. È questo il caso di Aboca che ha ottenuto un finanziamento da BNP Paribas. Sono numerosi gli studi che si sono occupati di approfondire tale argomento tra cui “The lmpact of Corporate Sustainability on Organizational Processes and Performance”, una ricerca che ha indagato e approfondito l’effetto che la sostenibilità aziendale ha sulle performance d’impresa. Lo studio è stato svolto dall’Università di Harvard tra il 1992 e il 2010, concentrandosi sull’analisi di 180 aziende suddivise in aziende cosiddette ad alta sostenibilità con un indice di sostenibilità molto elevato e aziende a bassa sostenibilità con indice di sostenibilità inferiore. Le 90 aziende definite ad alta sostenibilità avevano adottato una serie di politiche che attribuivano particolare attenzione a questioni ambientali e sociali. La distinzione dei due gruppi ha permesso due analisi distinte che hanno consentito di affermare che ad aziende con indice di sostenibilità più elevato corrispondevano risultati economico-finanziari più alti. I benefici maggiori si sono verificati tra le imprese operanti nei settori B2B.

I dati riportati dal “Il movimento globale delle B Corp e la nascita delle Società Benefit” dei due cofondatori di Nativa Eric Ezechieli e Paolo Di Cesare, mostrano un numero elevato di aziende costituite in Società Benefit dal 2016 ad oggi, alcune delle quali con l’obiettivo di ottenere in un secondo momento la certificazione B Corp, assumendo nel frattempo lo status di B Corp in attesa o “Pending B Corp”. Tra le diverse dimensioni aziendali, quelle che decidono maggiormente di adottare il modello di Società Benefit sono le piccole medie imprese.

Sono numerosi i brand che hanno scelto il 2020, un periodo di grande difficoltà economica e sociale, per trasformarsi in B Corp; è questo il caso di Novamont, Danone, Mellin e Nutricia che lo scorso luglio hanno ottenuto la certificazione divenendo ufficialmente B Corp certificate e unendosi alle oltre 3400 imprese a livello globale che hanno dichiarato nel proprio oggetto sociale di voler raggiungere un obiettivo di beneficio comune. Tra le aziende che da anni si dichiarano attive in tema di sviluppo sostenibile emerge Patagonia, senza dubbio tra le più ammirate, che ha ottenuto la certificazione B Corp nel 2011 con un valore del BIA corrispondente a 151,4 punti, molto alto se consideriamo che il valore medio mondiale nel Giugno 2020 era di circa 93,8 punti e quello italiano di 92.1 punti. Alcuni esempi di imprese mondiali che si sono recentemente certificate B Corp sono The Guardian (dal 2019), The Body Shop (dal 2019) e WeTransfer (dal 2020).


[1] Art. 1, comma 376 della legge n.208 del 28 dicembre 2015

Federica Giannini