Secondo il rapporto realizzato da Reptrack Company (ex Reputation institute),  la reputazione è diventato un elemento che aiuta a determinare il valore economico di un’impresa. Nel ranking dei  driver della reputazione, soprattutto ora, nell’era post Covid, scende l’importanza del prodotto e salgono elementi di “corporate purpose” ovvero avere uno “scopo” ( etico) ed un piano per garantire impatti positivi su ambiente , società e dipendenti.

Dal 2018 , per  alcune imprese e alcuni gruppi di grandi dimensioni, è diventata obbligatoria la redazione del Bilancio di Sostenibilità ovvero il render conto del proprio operato  a tutti gli “stakeholder” , i portatori di interesse a vario titolo. Viene infatti recepita  La direttiva numero 95 del 2014 del Parlamento e  del Consiglio dell’ Unione europea che ha reso questo tipo di bilancio obbligatorio.. Sono tenute a redigere un bilancio di sostenibilità tutte le “ imprese di grandi dimensioni che costituiscono enti di interesse pubblico e gli enti di interesse pubblico che sono imprese madri di un gruppo di grandi dimensioni, in ciascun caso aventi in media più di 500 lavoratori, nel caso di un gruppo, da calcolarsi su base consolidata”. La stessa direttiva, però, aggiunge che “ciò non dovrebbe impedire agli Stati membri di chiedere la comunicazione di informazioni di carattere non finanziario a imprese e gruppi diversi dalle imprese che sono soggette alla presente direttiva”.  

Non solo,  sempre più imprese si stanno riconvertendo come Benefit Corporation ovvero, pur rimanendo  aziende for-profit,  vogliono andare oltre l’obiettivo del profitto, certificano la volontà di  massimizzare il loro impatto positivo verso la società e l’ambiente.

Quando si parla di Benefit Corporation, ci si riferisce a due fenomeni diversi ma complementari ovvero da un lato le B-Corp – una certificazione che può essere ottenuta da qualsiasi impresa privata che rispetti determinati standard – e dall’altro la Benefit Corporation, una vera e propria forma giuridica introdotta per la prima volta negli Stati Uniti e da qualche mese anche in Italia con la denominazione società benefit.

E’ utile sottolineare come in Italia, rispetto a questa nuova figura societaria, non siano state introdotte ne deroghe ne tantomeno agevolazioni, di conseguenza – come ha sottolineato in un articolo pubblicato su Vita il Professor Stefano Zamagni – la scelta di intraprendere questo percorso rappresenterebbe principalmente un investimento sul “capitale reputazionale” delle aziende.

In ogni caso le aziende che intraprendono questo percorso  cercano  di superare i tradizionali concetti di sostenibilità e responsabilità sociale d’impresa, facendo si che gli stessi diventino parte integrante di un modello di business che incorpora sia la dimensione economica che quella sociale.

Alcune spunti per sostenere il “corporate purpose” e la reputation possono essere:

  • attenzione alle politiche di genere
  • attenzione a politiche formative in ottica di sostenibilità
  • inclusione generazionale
  • marketing sostenibile
  • comunicazione sostenibile

E perché no… diventare una B Corp.

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