Dieci anni fa, nel 2015, gli accordi di Parigi siglavano un momento storico: quasi tutti i Paesi del mondo si impegnavano a contenere l’aumento della temperatura globale entro 1,5 °C.

Oggi, nel 2025, il bilancio è chiaro: le temperature continuano a salire, le emissioni globali non sono ancora in calo in modo sufficiente, e la transizione energetica procede a velocità molto diverse tra regioni e settori.

Eppure, nonostante i ritardi, la direzione è tracciata. Le energie rinnovabili crescono, i costi per l’energia pulita calano, e le nuove generazioni chiedono azioni più coraggiose.

La COP30 di Belém arriva in un momento cruciale: non possiamo permetterci passi indietro. È il tempo di trasformare gli impegni in risultati concreti, superando le contraddizioni tra sviluppo e sostenibilità.

Posizioni dei vari Paesi/Gruppi

Ecco una sintesi dei principali orientamenti e richieste che emergono in vista della COP30:

Paesi in via di sviluppo & grandi economie emergenti
Gruppi come quelli del Sud globale sottolineano l’importanza della finanza climatica equa e accessibile. Ad esempio, la India ha ribadito che “equitable, predictable and concessional climate finance” è la pietra angolare dell’azione climatica. 
Inoltre ribadiscono che i Paesi storicamente più emittenti devono fare la parte maggiore della responsabilità, per creare fiducia e mobilitare investimenti nelle economie vulnerabili.

Paesi sviluppati/blocchi come la European Union (UE)
L’UE stessa ha messo sul tavolo nuovi target per il 2040 (riduzione delle emissioni del 90% rispetto al 1990) ma lo ha fatto introducendo significative flessibilità (via crediti di carbonio) che suscitano critiche di “leadership debole”. 
Inoltre, dal Parlamento europeo sono arrivate richieste forti: abbandonare i sussidi ai combustibili fossili, accelerare la transizione, e supportare Paesi vulnerabili.

Paese ospitante — Brasile
Il Brasile, ospite della COP30 a Belém, ha cercato di porre al centro la protezione delle foreste e la multilateralità. Il suo piano “Baku-to-Belém Roadmap” punta a scalare la finanza climatica globale a 1,3 trilioni US$ all’anno. 
Al contempo, il Brasile chiede che non si pratichino nuove promesse generiche, ma si passi alla realizzazione degli impegni già assunti.  

Altri aspetti trasversali
Solo un numero limitato di Paesi hanno aggiornato i propri impegni nazionali (NDC) entro la scadenza prevista: ad esempio solo 21 Paesi avevano inviato nuovi target al 2035. Inoltre, molte organizzazioni segnalano che la diplomazia climatica è in una fase difficile: il multilateralismo è sotto stress, e l’ottimismo degli anni passati è molto attenuato.  

Alla COP30 auguriamo successo, visione e coraggio

Ecco cosa serve fare per davvero fare la differenza:

  • Accelerare la decarbonizzazione dell’industria e dei trasporti
  • Investire in tecnologie pulite e resilienti
  • Favorire la cooperazione globale, con particolare attenzione ai Paesi più vulnerabili
  • Rendere la finanza climatica uno strumento reale di giustizia e innovazione
  • Tradurre gli impegni in obiettivi misurabili e verificabili, senza lasciare zone grigie

Il futuro non si negozia. Alla COP30 auguriamo che sia un momento di svolta decisiva — perché ogni decennio perso oggi pesa sulle generazioni di domani.