
Negli ultimi anni la sostenibilità è diventata un elemento centrale nella comunicazione delle imprese. Tuttavia, insieme alle aziende virtuose, è cresciuto anche il fenomeno del greenwashing: l’uso di affermazioni ambientali vaghe, esagerate o addirittura false. Questo non solo genera sfiducia nei consumatori, ma penalizza le aziende che investono seriamente nella sostenibilità e rallenta l’intera transizione ecologica.
Per rispondere a questa sfida, l’Unione Europea ha avviato un processo normativa composto da due direttive chiave:
Entrambe puntano a rendere più trasparente e credibile la comunicazione ambientale, ma con approcci e obiettivi diversi.
La Green Claims Directive
La direttiva sui Green Claims, proposta a marzo 2023, nasce con l’intento di regolare le dichiarazioni ambientali esplicite fatte dalle aziende.
In pratica, claim come “carbon neutral” o “100% eco-friendly” dovranno essere supportati da prove scientifiche concrete e sottoposti a una verifica indipendente da terze parti. La direttiva, inoltre, mira a frenare la proliferazione di etichette ambientali poco chiare o autoreferenziali.
L’obiettivo è proteggere consumatori e imprese da affermazioni ingannevoli. Tuttavia, a giugno 2025, la Commissione Europea ha deciso di mettere la direttiva in stand-Di, considerandola troppo onerosa per le aziende.
L’Empowering Consumers for Green Transition Directive
La seconda direttiva, approvata nel febbraio 2024 e da recepire entro settembre 2026, si concentra sui diritti dei consumatori.
L’obiettivo è quello di aiutare i consumatori a fare scelte di acquisto più consapevoli. Come? Introducendo obblighi e divieti che toccano da vicino tutte le aziende che vendono prodotti e servizi sul mercato europeo.
Ecco i punti princip
- stop alle dichiarazioni ambientali generiche e infondate (“eco”, “green”, “sostenibile”) se non supportate da prove concrete;
- divieto di affermazioni fuorvianti sulla durata e sulla riparabilità dei prodotti;
- divieto di utilizzo di marchi di sostenibilità se non certificati da enti terzi;
- obbligo di informare i consumatori sulla durata, sugli aggiornamenti software disponibili e sul punteggio di riparabilità;
- maggiore trasparenza negli strumenti di confronto tra prodotti.
Inoltre, la direttiva introduce la definizione del sistema di certificazione e di ente di terza parte.
La direttiva nello specifico va a modificare gli articoli 6 e 7 sulle pratiche commerciali sleali (2005/29/CE)
Certificazioni di sostenibilità: cosa cambia per le B Corp
Alcune implicazioni riguardano i marchi di sostenibilità utilizzati sul mercato europeo, che dovranno essere basati su un sistema di certificazione garantito da un ente terzo indipendente.
Novità che avrà un impatto anche sulla certificazione B Corp, che si sta già adattando per garantire l’utilizzo del proprio marchio nel mercato europeo, come dimostrato dal nuovo B Impact Assessment (versione 7), conforme alla normativa. Tuttavia, le certificazioni B Corp ottenute con la versione precedente (versione 6), con l’entrata in vigore della direttiva da settembre 2026, non saranno più utilizzabili nel mercato europeo.
B Lab pubblicherà un brand book aggiornato a gennaio 2026 con nuove indicazioni per l’uso del marchio. Le aziende già certificate, o che stanno completando il percorso, dovranno adeguarsi al nuovo standard per continuare a utilizzare il marchio nel mercato europeo a scopo comunicativo (ad esempio su materiali destinati al pubblico come packaging e brochure).
Per agevolare la transizione delle attuali B Corp , B Lab prevede percorsi accelerati e agevolazioni economiche. Inoltre, tutte le Società Benefit e le imprese che utilizzano il BIA per la valutazione complessiva dell’impatto dovranno adeguarsi al nuovo standard, che però non sarà direttamente confrontabile con quello attuale.
Come prepararsi: alcuni consigli pratici
Il cambiamento è significativo, ma anche un’opportunità per le aziende di rafforzare la propria credibilità sul mercato. Per non farsi trovare impreparati, è utile:
- iniziare a mappare le dichiarazione ambientali attualmente in uso, valutandone la solidità;
- monitorare gli sviluppi normativi e i documenti ufficiali B Lab (in accordo con B Lab Italia, suggeriamo: guide di navigazione dei nuovi standard nel sito ufficiale di B Lab Global, pagina dedicata nel sito di B Lab Italia e Certification Hub, report di sintesi dei nuovi standard)
- programmare per tempo l’aggiornamento delle certificazioni;
- considerare le revisione della propria comunicazione di sostenibilità, per renderla più chiara e trasparente.
Chi desidera approfondire i nuovi standard può consultare i materiali messi a disposizione da B Lab Italia o rivolgersi a partner specializzati come Join Group (info@joingroup.it)