Le transizioni gemelle: digitale e sostenibilità alleati per cambiare l’Italia

25 Luglio 2022
Le transizioni gemelle: digitale e sostenibilità alleati per cambiare l’Italia

Il paper, realizzato dall’Istituto per la Competitività (I-Com) e Join Group, dopo aver passato in rassegna i principali pilastri delle politiche rivolte alla sostenibilità, si concentra sul contributo che l’innovazione digitale può apportare per accelerarne l’implementazione, a livello macro (società) e micro (aziende e cittadini). Grazie alle nuove tecnologie ICT e alla loro sempre maggiore pervasività, accompagnata da una revisione dei modelli di business e delle strategie aziendali, si possono cambiare significativamente comportamenti e prassi, rendendoli più virtuosi senza penalizzare (ma anzi addirittura migliorando) crescita economica e stili di vita.

Le policy di sostenibilità
L’Agenda ONU 2030 per lo sviluppo sostenibile è oggi la base di riferimento per lo sviluppo della strategia globale in tema di sostenibilità. Contempla 17 Sustainable Development Goals (SDGs), obiettivi di sviluppo sostenibile che compongono un vasto piano, per un totale di 169 target da raggiungere entro il 2030. Essi rappresentano tutti temi dirimenti per i caratteri dello sviluppo economico e sociale: dall’eliminazione della povertà alla sconfitta della fame alla lotta contro il cambiamento climatico.
A livello di Unione Europea il punto di riferimento è l’European Green Deal, lanciato nel dicembre 2019. Il 29 giugno 2022 il Consiglio Europeo ha inoltre adottato i suoi orientamenti sulle proposte del pacchetto “Fit for 55”. Esso permetterà all’Unione europea di ridurre le sue emissioni nette di gas serra di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990 e di conseguire la neutralità climatica entro il 2050. Il Consiglio ha inoltre rafforzato talune disposizioni del Fondo per l’innovazione, con l’obiettivo di sviluppare la componente tecnologica a supporto della sostenibilità. In questo contesto, rientrano gli strumenti con i quali l’Unione Europea ha scelto di promuovere la finanza sostenibile. Tra le principali iniziative in itinere, la proposta di Regolamento per uno European Green Bond Standard (EUGBS), che dovrebbe essere finalizzato entro il terzo trimestre del 2022.
L’Italia è da molti anni impegnata sul fronte della sostenibilità con la promozione di iniziative e programmi nel quadro delle politiche globali ed europee. Tuttavia, secondo il Rapporto sullo Sviluppo Sostenibile in Europa 2021, il nostro Paese è soltanto al 23mo posto nel ranking dei Paesi europei più sostenibili con un punteggio di 68 su 100. Risulta incoraggiante comunque il fatto che, dal 2015 ad oggi, l’Italia abbia aumentato costantemente il proprio punteggio. Permangono, tuttavia, margini di miglioramento in numerose aree di azione. Guardando alle imprese, emerge come in Italia, secondo l’ISTAT, siano oltre 108 mila le imprese che hanno individuato una figura per la responsabilità sociale all’interno dell’impresa, ossia il 10,5% delle imprese (25,7% tra le grandi imprese). Eppure, sono molti gli studi che dimostrano come gli investimenti basati su principi ESG riducano l’esposizione a una ampia serie di rischi e aumentino la resilienza dei portafogli. Sulla sostenibilità ambientale, le imprese dell’industria in senso stretto (71,6%) e quelle delle costruzioni (71,1%) sopravanzano le imprese dei servizi (64,5%) tra le quali sono quelle attive nel settore della sanità e assistenza sociale a mostrare le percentuali più elevate (73,1%).

Il ruolo del digitale nella promozione della sostenibilità
Secondo la Global e-Sustainability Initiative (GESI), la tecnologia ha il potenziale di contribuire a tutti i 17 obiettivi Onu per lo sviluppo sostenibile, raggiungibili se Stati, ONG, cittadini e aziende collaborano e adottano comportamenti coerenti. La svolta potrebbe essere rappresentata soprattutto dalla crescente capacità di generare, catturare e trasmettere dati digitali e di analizzarli per metterli al servizio degli obiettivi di sostenibilità.
Un’area strategica per l’uso strategico delle reti e della connettività in termini di sostenibilità è costituita dall’Internet delle cose (IoT), in particolare in termini di monitoraggio e di ottimizzazione dei consumi energetici, sia a livello di imprese, sia a livello di abitazioni, sia per quanto concerne le infrastrutture. Nel 2021 circa il 32,2% delle aziende (con almeno 10 addetti) aveva fatto uso di uno o più dispositivi o sistemi interconnessi IoT (il 20,2% ne aveva utilizzati almeno due), mostrando una maggiore propensione tra le grandi imprese (poco meno del 60%) rispetto a quelle dimensioni più contenute (30,5%). Inoltre, a livello settoriale, l’utilizzo dell’IoT è diffuso soprattutto tra le aziende che operano nel settore delle utilities, il 46% delle quali utilizza almeno un dispositivo IoT.
Per quanto concerne le famiglie, la diffusione di dispositivi per il risparmio energetico, sebbene in forte crescita (58% dal 2017 al 2021), si attesta solo al 3,4%. Gli strumenti maggiormente efficaci in Italia risultano essere i termostati smart e i controlli intelligenti per l’aria condizionata, che però nel 2021 erano utilizzati da meno del 2% delle famiglie. Sebbene le proiezioni indichino un raddoppio nella diffusione di questi apparecchi entro il 2025, è evidente come sia opportuno incentivare l’adozione di tali dispositivi sia a livello di comunicazione istituzionale, sia tramite altri strumenti normativi che possano massimizzare il combinato disposto tra il tentativo di ridurre emissioni e consumi e l’attenzione per il risparmio economico. Centrale a questo riguardo è il ruolo della connettività, e in particolare del 5G, in grado di abilitare l’uso dell’IoT e della domotica. A livello di diffusione di reti di nuova generazione, l’Italia risulta indietro rispetto ai Paesi più avanzati in termini di copertura 5G standalone, che a maggio 2021 raggiungeva appena il 7,3% del territorio nazionale. Fortunatamente, le intenzioni di investimento degli operatori mostrano per il 2026, anche senza intervento pubblico, una copertura del 95% del territorio nazionale, con le regioni del Mezzogiorno che presenterebbero una copertura prossima al 100%. Allo stesso tempo, per estendere il più possibile i vantaggi della trasformazione digitale è importante incentivare le infrastrutturazioni di nuova generazione anche nelle aree a fallimento di mercato. Al fine di identificare come le imprese stiano vivendo questa fase di transizione digitale ed ecologica, sono state effettuate nel mese di giugno 2022 interviste a sei tra i principali player del settore delle telecomunicazioni e dell’ICT, relativamente al grado di commitment in materia di sostenibilità e utilizzo dei relativi strumenti, nonché sulla correlazione tra sostenibilità e digitale.
I risultati dell’analisi mostrano un contesto piuttosto dinamico e consapevole della complessità delle sfide che attendono il settore e l’intera società, ma anche proattivo rispetto allo sviluppo e all’offerta di soluzioni che possano trovare una sinergia tra il proprio modello di business e gli obiettivi di sostenibilità sociale e ambientale che gli stessi operatori si sono prefissati. Per via della diversa tipologia di operatori, le aziende intervistate presentano approcci alla sostenibilità piuttosto variegati: l’impegno verso la sostenibilità è condiviso e viene spesso integrato nei modelli di business e negli obiettivi aziendali, talvolta legati a tematiche ambientali e sociali, e nel piano di sostenibilità, che appare uno strumento diffuso tra tutti. Coerentemente con l’obiettivo fissato dalla Commissione, le aziende dimostrano un impegno generalizzato nella riduzione della propria carbon footprint. La ricerca ha cercato di approfondire anche l’esistenza di sinergie tra l’agire responsabilmente e le operazioni di digital transformation di pratiche, prodotti e servizi. Per quanto concerne le tecnologie che avranno il maggior impatto in termini di sostenibilità ambientale e sociale, le aziende mettono al primo posto il cloud computing, le competenze digitali e la cybersecurity, insieme alla dematerializzazione, all’automazione e alla flessibilità dei processi. Rispetto alla sostenibilità dei prodotti e dei servizi digitali offerti dalle aziende intervistate i benefici risultano essere molteplici, e spaziano dalle infrastrutture e dalle tecnologie abilitanti fino a servizi con diversi livelli di avanzamento.

Conclusioni e spunti di policy
Le aziende che investono e si impegnano nell’adozione di pratiche di sostenibilità finalizzate al miglioramento del proprio impatto su ambiente e persone registrano una serie di benefici, di breve e lungo periodo, dimostrati da studi che evidenziano la correlazione positiva tra politiche di sostenibilità e performance. La scelta di un purpose aziendale più sostenibile produce vantaggi. E l’effetto è di lungo periodo: l’anticipazione delle scelte in tema di sostenibilità, la chiara identificazione della missione e degli obiettivi in tale ottica garantisce un rafforzamento del posizionamento strategico in un’ottica di beneficio comune e impatto positivo.
Le tecnologie digitali svolgono già adesso un ruolo essenziale per accelerare a transizione verso modelli di sostenibilità. Grazie a un cambiamento culturale e organizzativo, accompagnato e favorito dalle istituzioni. A cominciare da un modello di governance che, al contrario di oggi, possa generare una visione condivisa e attenta sulle molteplici interrelazioni esistenti tra digitale e sostenibilità. In particolare, appare fondamentale sostenere le piattaforme cardine della Digital Transformation, ovvero l’infrastrutturazione del 5G per l’abilitazione dei servizi propri dell’IoT e dei relativi vantaggi in termini di efficienza e sostenibilità, e incentivare il digitale applicato al tema della decarbonizzazione mediante politiche che favoriscano l’efficientamento degli spostamenti, la dematerializzazione dei processi, la gestione più efficiente delle operations (es. data center) e l’incremento delle attività di monitoraggio e valutazione degli impatti. A tal proposito, una proposta interessante consiste nel finanziare voucher per l’acquisto di tecnologie più performanti e più sostenibili, sia da parte delle imprese finali che degli enti che fanno capo alla PA. A livello aziendale, potrebbe essere utile prevedere vantaggi fiscali per le reti private aziendali 5G, ad esempio con tecnologie SD-Wan, in particolare per l’automazione dei
processi industriali nell’ottica Industria 4.0 / Transizione 4.0.

Alessandra Bucci

Alessandra Bucci – Partner Join Group, Board member, Marketing adjunct Professor

Federica Giannini

Federica Giannini – Junior consultant

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