Il Boom dei Bilanci di Sostenibilità: come le PMI italiane si preparano all’obbligo della DNF

21 Novembre 2023
Il Boom dei Bilanci di Sostenibilità: come le PMI italiane si preparano all’obbligo della DNF

Con il decreto legislativo n. 254 del 30 dicembre 2016 l’obbligo della Dichiarazione Non Finanziaria (DNF) si è esteso su tutte le grandi realtà aziendali e non solo, ovvero, tutte quelle imprese che presentano le seguenti caratteristiche: n° dipendenti maggiore a 500, stato patrimoniale maggiore a 20.000.000 di euro o fatturato superiore a 40.000.000 di euro. L’obbligo verso tali imprese nasce dall’evidente impatto che le loro scelte generano sulla società e sull’ambiente, eppure, come viene mostrato nel recente articolo de “Il Sole 24ore”, si presenta un importante crescita dei report non finanziari pubblicati dalle Piccole e Medio Imprese (PMI).

Da un’analisi emerge che il quantitativo di “Bilanci di Sostenibilità”, pubblicati negli ultimi tre anni, è raddoppiato ed il 46% di questi arriva proprio dalle PMI. Dati rilevanti e sorprendenti per due motivi: il primo è la grandissima percentuale che questi rappresentano (quasi la metà) ed il secondo motivo è dato dalla natura volontaria alla base della pubblicazione di questi bilanci, che ricordiamo non essere ancora obbligatori per le PMI.

Detto ciò, è utile comprendere quali sono le ragioni che spingono le PMI a spingersi così oltre nel ambito della DNF.

Una motivazione, più che banale, potrebbe essere la futura obbligatorietà della DNF per le PMI e, con lungimiranza, alcune imprese non vogliono farsi trovare impreparate. Per questo motivo investono già da ora risorse e lavoro nei bilanci di sostenibilità. Infatti, l’obbligatorietà per le PMI al momento è prevista al 2026 (molto probabilmente rimandata al 2028), date che potrebbero sembrare lontane, ma che in un’ottica di “percorso di sostenibilità” non lasciano molto tempo alle imprese per adattarsi.

Un’altra motivazione può essere dettata dal contesto del mercato in cui l’impresa opera, sia in ottica B2B che B2C. Da una parte i consumatori diventano sempre più esigenti sul tema della sostenibilità, dall’altra le grandi imprese spingono sempre di più sui loro fornitori affinché questi si adattino alle loro richieste in ottica di sostenibilità. Quindi, una PMI che pubblica volontariamente un bilancio di sostenibilità potrebbe risultare più virtuosa all’occhio del consumatore oppure più attrattiva per una grande società, che cerca di rendere più sostenibile la propria filiera produttiva.

Altra motivazione potrebbe sempre essere, come prima, legata alla virtuosità che tale azione porta nei confronti delle PMI. Infatti, così come è valido per le grandi società, anche le PMI per il loro operare sostenibile potrebbero beneficiare della concessione di finanziamenti destinati a progetti sostenibili e non solo. Non sono poche le realtà bancarie che prediligono imprese che hanno un impatto positivo sulla società e sull’ambiente per la concessione di finanziamenti.

Esistono poi un’altra serie di motivazioni che possono spingere le PMI alla DNF, alcune legate alla comunicazione ed altre all’attrattività anche nel mercato del lavoro.

Tuttavia, esistono non poche difficoltà nella DNF per le PMI. In primis, la dispendiosità in termini sia economici che di lavoro che essa comporta. Una buona DNF, spesso necessita di alcune certificazioni o raccolta di informazioni che possono presentarsi troppo costose da sostenere per una PMI. Altra problematica da non sottovalutare è la difficoltà dell’adattamento degli standard di rendicontazione internazionali (es. GRI) nelle piccole realtà.

Proprio per far fronte a questa problematica, l’Unione Europea si sta muovendo per aiutare le imprese ad eliminare le difficoltà che sorgono durante la DNF. Ad esempio cercando di creare dei propri standard europei per la DNF in collaborazione con GRI, per poi renderli obbligatori alle grandi realtà e scaturire un effetto a catena fino alle PMI. Inoltre, Confindustria nel contesto italiano, per via della grande presenza delle PMI, ha creato delle linee guida (basate sui GRI) a disposizione delle PMI, proprio per guidarle verso l’obbligatorietà prevista in futuro. Infatti, l’approccio consiste in un procedimento graduale col fine di rendere le PMI consapevoli delle loro aree interne ed esterne collegate alla sostenibilità, per poi comprenderne come migliorarne l’impatto.

Quello che emerge, quindi, è che la realtà della DNF è ormai attualità e più concreta di quello che sembra e le PMI non vogliono farsi trovare impreparate.

Alessandro Piluso

Alessandro Piluso – Junior Consultant

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